Una volta sentii dire ad un collega che le “terapie lunghe” stanno alle terapie brevi come la ristrutturazione di casa sta al cambio dei sanitari. È evidente che il collega in questione non ha mai aperto un libro di terapia breve o dato uno sguardo all’enorme mole di riscontri scientifici sull’argomento.
Il pregiudizio che una terapia breve sia incompleta scaturisce dall’errato paragone con la psicanalisi freudiana (più sedute a settimana per anni) che ha caratterizzato lo stereotipo dello psicologo per anni e che, anche oggi, continua spesso ad essere l’immagine popolare dello psicologo.
Divertente notare come anche gli psicanalisti moderni si stiano orientando verso forme di lavoro breve.
Il modello freudiano, così come lo applicava Freud a cavallo tra l’800 ed il ‘900, non è assolutamente paragonabile ai modelli di terapia moderni, che hanno uno scarto scientifico di 100 anni di ricerche, studi ed approfondimenti neuroscientifici.
Se oggi, rispetto a cinquant’anni fa, un trapianto di cuore si esegue in un terzo del tempo non è dovuto al fatto che il chirurgo è “più superficiale”, sono la tecnica e la tecnologia ad essersi evolute. Lo stesso processo è avvenuto nella psicologia dove un disturbo comune come quello degli attacchi di panico viene risolto mediamente in 5 sedute e senza l’utilizzo di farmaci. Non è magia: semplice progresso.
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